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QUIZ SHOW Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 31 marzo 1995
 
di Robert Redford, con John Turturro, Ralph Fiennes, Rob Morrow, Martin Scorsese, Paul Scofield (Stati Uniti, 1994)
 
Umanista, ecologista, militante, impegnato nella cultura (suo il Sundance Institute, ed il festival omonimo che promuove il cinema indipendente americano) come nel rispetto per l'ambiente, scozzese, famiglia, sentimenti, pulizia fisica e morale, virilità senza prepotenza e - dulcis in fundo - regista (ORDINARY PEOPLE, MILAGRO, IN MEZZO SCORRE IL FIUME), Robert Redford prosegue la carriera ammirevole di qualcuno che ambisce passare alla storia non solo per la trasparenza leggendaria delle proprie pupille.

QUIZ SHOW è la storia di una trasmissione che arrischiò, ormai 40 anni or sono, di travolgere la mitica NBC: una specie di Lascia e Raddoppia chiamato Twenty-One, che si scoprì truccato. Ai concorrenti venivano suggerite domande e risposte: e, non appena i famigerati indici di gradimento nei confronti del concorrente iniziavano a scendere, questi era fermamente "invitato" a sbagliare; lasciando il campo a qualcuno più fresco di lui nella seduzione delle masse adoranti ed ai relativi processi di identificazione. Un gioco sporco, certo. Ma che fa parte delle regole di un altro meccanismo, come tentano di giustificare gli organizzatori nel tradizionale processo finale: non un'imitazione leale della realtà, ma uno spettacolo, una finzione, un prodotto come un altro. Allo smercio del quale concorrono le medesime regole dettate dallo sponsor, dalla domanda e dall'offerta, dal profitto ed eventuale sua sopraffazione.

Ma non è tanto a questo ruolo ormai ben definito della televisione che QUIZ SHOW deve il suo interesse. Se il primo concorrente che vediamo sacrificato (interpretato dal solito, brillantissimo John Turturro) è a modo suo un vincente-perdente poiché poveraccio, ingenuo e per giunta ebreo, è il seguente ad intrigare maggiormente: nipote del celebre miliardario Van Doren, figlio di un raffinato poeta ed insegnante universitario, bello, ricco, sensibile ed intelligente, il nostro Charles (Ralph Fiennes, il giovane nazista di SCHINDLER LIST) non dovrebbe avere nulla della vittima predestinata. Ed invece si: grazie al proprio stato sociale ed al fascino che questo esercita sui telespettatori, finisce per salire sempre più in alto. Sarà allora il terzo personaggio-chiave della vicenda, l'avvocato lucido ma non per questo meno tentato dalle sirene delle varie possibilità di escalation a denunciare non solo i colpevoli. Ma quello che è il vero tema del film: il compromesso, nei confronti della società ma, ancora più, di sé stesso. Lo scontro fra le esigenze dell'onestà, dell'intelligenza, della cultura e della morale e quelle delle regole implacabili imposte dal sistema.

QUIZ-SHOW, lo avrete compreso, è un film di contenuti. Robert Redford ordina come sempre le sue immagini con elegante, ordinata sensibilità; e dirige molto bene i suoi attori. Raramente riesce ad aggiungere quel "plus" che fa lievitare il messaggio nella poesia: come nella sequenza più riuscita del film, quando il giovane Van Doren, accompagnato dall'amico-avvocato-inquisitore, partecipa al pranzo di compleanno nella casa di campagna del padre professore. E dove l'ambiente, la sensibilità per la natura che è una delle carte vincenti del Redford regista, il rapporto padre-figlio che pure contraddistingue la sua tematica esaltano l'emozione delle immagini.

Altrimenti, è nella forza della sceneggiatura che risiede la riuscita del film: i suoi personaggi non sono né buoni né cattivi, ed aspirano al riscatto senza riuscire ad evitare le lusinghe. Il poveraccio del Queens denuncia la truffa, ma solo dopo averne approfittato; l'avvocato non è lo sceriffo integerrimo della tradizione, ma occhieggia dalle parti del potere. Ed in quanto a Charles Van Dorem, si sentirà dire da uno dei giudici, al termine della sua applauditissima confessione che questa sarà stata degnissima e commovente, ma che non vi è in definitiva alcun merito a rivelare la semplice verità. Nelle loro incertezze ed ambiguità, che riflettono quelle della fattura di un film encomiabile e mai sublime, c'è però tutta la contraddizione, ed in definitiva la forza di un autore e di un paese che osa cercarsi.


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